L’espressione, che letteralmente significa “industria dei click”, si riferisce a strutture fisiche o virtuali in cui si generano click su banner e annunci pubblicitari sui social network.
Se all’inizio la pratica era legata solo all’intervento manuale degli operatori, oggi si è automatizzata evolvendosi in “box farming”, con centinaia di smartphone cablati insieme e collegati a un'interfaccia del computer in grado di “indirizzare” il comportamento dei dispositivi in base agli obiettivi prefissati (ad esempio, mettere like, interagire con i post sui social, visualizzare annunci).
In sintesi, il click farming può avere una duplice modalità e scopo:
🖱cliccare sulle forme di display advertising di brand e aziende concorrenti, in modo da far consumare velocemente il budget pubblicitario a loro disposizione, approfittando poi per pubblicare il proprio annuncio in modo strategico e conveniente
- cliccare sui propri banner e annunci, per aumentare la visibilità della pagina, diffondere il contenuto e massimizzare le interazioni, andando a “gonfiare” gli insight quantitativi dell'account
Ma è legale o efficace❓
La risposta alla prima domanda è SI: non è stato ancora profilato un reato in merito. D’altro canto, se in passato questa pratica consentiva una crescita rapida delle pagine social, oggi non sembra più essere così premiata dalle piattaforme, orientate maggiormente verso indicatori qualitativi e sulla ricerca di leads adeguatamente profilati.
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